Il Mar Caspio sta evaporando
Mentre il livello del mare sale a causa del riscaldamento globale, il Mar Caspio evapora: questa è la storia del declino del lago più grande del mondo.
Ciao. Il Mar Caspio è un mare o un lago? Nessuno dei due, secondo i governi di Russia, Azerbaigian, Iran, Turkmenistan e Kazakistan. Ma non c’è da preoccuparsi, fra poco non sarà più niente: sta scomparendo.
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Una crisi del Caspio
Da decenni chi studia il clima ci mette in guardia sulla relazione tra il riscaldamento globale e l'innalzamento del livello del mare, ma poca attenzione è stata dedicata ai laghi e ai mari interni, che si stanno riducendo. Il livello medio globale del mare è aumentato tra i 21 e i 24 centimetri dal 1880, principalmente a causa dello scioglimento dei ghiacci nelle regioni polari e dell’espansione dell'acqua dovuto all'aumento delle temperature. Ai mari interni sta accadendo il contrario. Secondo studi recenti, il Mar Caspio potrebbe perdere un quarto del suo volume prima della fine del secolo a causa del cambiamento climatico.
Un paradosso della nostra epoca: l'estrazione di petrolio e gas è contemporaneamente una delle principali fonti di crescita economica per i paesi che si affacciano sulle sponde del Mar Caspio e la causa del declino ambientale che potrebbe portare alla distruzione dell’ecosistema costiero dell’intera regione in un futuro non troppo lontano.
Il Mar Caspio è il lago salato più grande del mondo. Ha una circonferenza di circa 6.400 km, che si spartiscono Russia, Azerbaijan, Iran, Turkmenistan e Kazakistan. Da nord a sud misura circa 1200 km, e la sua superficie supera i 370.000 chilometri quadrati, quasi la dimensione del Giappone.
Modelli pubblicati da Nature nel 2020, mostrano che il livello del Mar Caspio è proiettato a calare tra i 9 e i 18 metri prima del 2100, una diminuzione che rappresenterebbe dal 23 al 34% dell'attuale massa d'acqua e che potrebbe causare una perdita di biodiversità senza precedenti, oltre che la distruzione degli ecosistemi da cui dipendono le comunità che vivono lungo la costa. Un nuovo studio del 2023 ha ridotto la stima a un calo tra gli 8 e i 14 metri, che comunque provocherebbe il disseccamento totale del bacino settentrionale del Caspio.
Le fluttuazioni ci sono sempre state: il livello dell’acqua è salito e sceso più volte durante il ventesimo secolo, sia per motivi naturali che per cause dovute alla gestione delle dighe costruite sui fiumi che alimentano il lago, di cui il principale è il Volga.

Dal 2006, però, si è notata un’accelerazione del declino e nel 2022 il Mar Caspio ha raggiunto il punto più basso della sua storia. Con l’aumentare delle temperature, piogge e fiumi non riescono più a rifornire il lago dell’acqua persa con l’evaporazione. Dal 1996, il Mar Caspio perde tra i 7 e i 10 centimetri ogni anno.
I cinque Paesi che circondano il Mar Caspio, un territorio conteso la cui abbondanza di risorse può determinare la fortuna delle economie nazionali, hanno a lungo ignorato il problema. Oggi far finta di niente non è più possibile: il Caspio ha già perso un metro e mezzo d’acqua rispetto a 25 anni fa e un deserto sta prendendo il posto delle coste del nord, dove il lago è meno profondo.


Della crisi del Caspio si è parlato anche alla COP29, senza risultati. Trovare un accordo internazionale che permetta di affrontare il problema è quasi impossibile, considerando che sotto il Mar Caspio sono sepolti più di 15 miliardi di barili di petrolio (il 2,7% delle riserve mondiali) e fino a 10 mila miliardi di metri cubi di gas (il 7% delle riserve mondiali) e che i fiumi che alimentano il lago sono un’importante fonte di energia per i territori che attraversano. L’accesso a queste risorse è la priorità per tutti e cinque gli stati che condividono la costa del bacino, ed è facile capire quanto rapidamente la questione ambientale passi in secondo piano.
Per buona parte del ventesimo secolo solo due stati mantenevano il controllo del Caspio. Un accordo firmato nel 1931 stabiliva che solo le navi battenti bandiera sovietica e persiana potevano circolare nel Mar Caspio. Entrambi i paesi si impegnavano ad assumere solo i propri cittadini per lavorare a bordo delle navi del Caspio, che restava così chiuso al resto del mondo.
Al momento della firma dell’accordo, un confine ufficiale che divideva la parte sovietica dalla parte persiana non era stato stabilito ufficialmente, ma era chiaro che l’Unione Sovietica, data la sua posizione geografica e la sua potenza, dominava sulla regione.
In A diplomatic history of the Caspian Sea, Guive Mirfendereski racconta che la delimitazione delle acque territoriali venne resa chiara nel 1937, quando l'Iran acquistò un incrociatore olandese di 600 tonnellate che avrebbe utilizzato come yacht della famiglia reale. Per raggiungere il porto di Bandar Pahlavi, l’Iran chiese il permesso di far passare la nave lungo il canale del Volga e poi attraverso la parte settentrionale del Mar Caspio. Le autorità sovietiche diedero il permesso di navigare fino all’altezza di Astara (oggi la città al confine tra Iran e Azerbaigian), facendo capire che da questo punto in poi cominciavano le acque iraniane. Basta guardare la mappa per capire che l’Iran doveva accontentarsi di una fetta molto piccola di quell’immenso bacino.


Nello stesso periodo l’Unione Sovietica aveva deciso di accelerare lo sviluppo industriale per stare al passo con l’Occidente e cominciò la costruzione delle dighe e delle centrali idroelettriche che avrebbero trasformato il Volga in un’immensa fonte di energia. Nell’arco di cinquant’anni il Volga, che scorre per oltre 3.500 km da sopra Mosca al Mar Caspio, venne trasformato in una macchina al servizio delle 60 milioni di persone che vivono sulle sue sponde. L'utilizzo del Volga per la produzione di energia ha ridotto drasticamente il flusso che alimenta il Caspio: l'acqua oggi scorre a un decimo della velocità rispetto al periodo precedente alla costruzione delle dighe.
Con l'emergere di nuovi stati indipendenti dopo il crollo dell'Unione Sovietica è stato riattivato il processo per stabilire i confini del Mar Caspio. I cinque Stati che circondano il bacino hanno tentato più volte di trovare un accordo, senza mai decretare una soluzione permanente. La discussione sui confini nel Caspio, e quindi sul diritto di sfruttamento delle sue risorse energetiche, dipende in gran parte dalla definizione giuridica del bacino: le regole cambiano se lo si definisce un lago o un mare.
Il Mar Caspio ha le caratteristiche di entrambi - è chiuso come un lago, ma vasto e profondo come un mare. Il titolo, però, dipende più dalla politica che dalla geografia. Secondo le leggi internazionali, il controllo dei laghi dovrebbe essere diviso equamente tra gli Stati che ne condividono le coste, mentre i mari sono divisi proporzionalmente alla lunghezza della costa di ogni nazione.
Tutte le parti coinvolte hanno qualcosa da guadagnare o da perdere scegliendo una denominazione piuttosto che l'altra. L'Azerbaigian, l'Iran, il Turkmenistan, il Kazakistan e la Russia si sono riuniti nel 2018 per la Convenzione sullo status giuridico del Mar Caspio e hanno temporaneamente concordato che il Caspio non è né un lago né un mare, ma una massa d'acqua con uno "status speciale" che sarà soggetto a ulteriori negoziati man mano che l'estrazione di combustibili fossili continuerà.
La Convenzione non ha prodotto una soluzione definitiva alla denominazione del Mar Caspio, ma ha accelerato la costruzione del gasdotto transcaspico, che collegherà il Turkmenistan con l'Azerbaigian e consentirà di trasportare altri 30 miliardi di metri cubi di gas naturale in Turchia e in Europa senza passare dalla Russia, attraverso l'attuale gasdotto Baku-Tbilisi-Erzurum.
Nessuno dei paesi che si affacciano sul Caspio ha intenzione di rinunciare all’estrazione di gas e gli investimenti nel settore continuano nonostante le prove che dimostrano che il Mar Caspio sta lentamente scomparendo. La Russia continua a costruire dighe sul Volga: 18 nuovi progetti sono stati pianificati. In più, la guerra in Ucraina e le sanzioni contro la Russia hanno fatto diminuire le importazioni di prodotti agricoli dall'Europa e dagli Stati Uniti, facendo aumentare l’uso di risorse idriche del Volga per lo sviluppo dell'agricoltura in Russia e quindi riducendo ancora l’acqua che entra nel Caspio.
Il Kazakistan - il paese che ha già sperimentato la perdita del Lago d'Aral e che ora vede il litorale del Caspio ritirarsi rapidamente - ha dichiarato lo stato di emergenza ambientale nel 2023.
Una città costruita sul petrolio
Per saperne di più.
Baku: Oil and Urbanism
di Eve Blau, Ivan Rupnik
Come può il petrolio influenzare la forma di una città? Questa è la domanda a cui risponde Baku: Oil and Urbanism, uno studio dell’evoluzione della capitale azera dalla scoperta del petrolio al presente. Partendo dalla costruzione della “Città Nera” fino all’epoca post-sovietica, il petrolio ha definito Baku e il suo ruolo nel mondo, come mostrano decine di mappe e foto storiche contenute in questo libro.
La forma del Caspio
Mappa delle province persiane del Gilan, Shirvan e Dagestan.
Johann Baptist Homann (1729)
Quella di Homann è una delle prime mappe conosciute a rappresentare la costa del Mar Caspio in modo accurato (più o meno).
Prima si immaginava che il Mar Caspio avesse queste forme:




Cose che non pensavi di voler sapere
Una raccolta di storie dal mondo apparse online nel mese scorso recentemente.
Gli antiquari che stanno distruggendo il patrimonio islamico
Riavviare la collaborazione scientifica tra Russia e Occidente per salvare l’Artico
Suoni
Ho ascoltato Never Exhale dei DITZ e Swan Songs dei Nancy and the Jam Fancies.
Il meglio della musica del 2025 probabilmente secondo me si trova in questa playlist.